Soncino e il suo Territorio - Le Leggende

IL LAGO GERUNDO E IL DRAGO TARANTO


Le acque del lago Gerundo, costituito da una serie di paludi alimentate dai fiumi Adda, Serio e Oglio, ricoprivano un territorio molto vasto: da Treviglio a Pizzighettone e da Lodi a Soncino. Il lago incuteva timore e nelle giornate di nebbia, quando tutto era avvolto dal mistero, pareva prendere corpo a pelo d’acqua, là dove si fondevano nebbie e vapori, un essere mostruoso che il popolo aveva identificato in un drago di eccezionali dimensioni e aveva chiamato Tarànto.
Da dove era venuta questa bestia crudele e terrificante? Dall’unico luogo che avrebbe potuto generarla: il sepolcro del tiranno Ezzelino da Romano. Le spoglie di un uomo malvagio avevano dato vita a un drago malefico.
Dove e come viveva il drago Tarànto?
Nelle acque tra Lodi e Crema, nutrendosi di pesci e animali, di alberi, cespugli, erbe e… di esseri umani. Quante sparizioni avvenivano, quanti boscaioli, pescatori e perfino bambini mancavano all’appello!
Coloro che risiedevano nei pressi del lago Gerundo, disperati e terrorizzati pregavano che accadesse un miracolo capace di liberarli dalla presenza del mostro.
Ecco che il 1° gennaio 1300 (anno del Giubileo), per intercessione di San Cristoforo, il drago Tàranto moriva.
Il lago si prosciugò e scomparve, mentre un’infezione provocò la morte di uomini e animali: solo una donna riuscì a salvarsi, il suo nome era Soresina e da lei ebbe origine l’omonima cittadina.

L’esistenza del lago Gerundo è un dato ormai certo, anche se sarebbe più opportuno parlare di paludi arricchite dalle esondazioni dei fiumi. Quindi un ambiente inospitale e adatto alla nascita di leggende dedicate alle apparizioni di creature mostruose. A Soncino, infatti, sulla facciata della chiesa di santa Maria delle Grazie, situata sull’alto ciglione dominante l’antica distesa acquitrinosa, esiste un affresco che raffigura S.Cristoforo, presunto uccisore del drago. Ora il dipinto è purtroppo quasi irriconoscibile a causa del degrado atmosferico.
L’antico drago Tàranto rivive ancora ai nostri giorni nell’emblema dell’Agip, voluto da Enrico Mattei, quando furono trovati giacimenti di idrocarburi nel lodigiano. A Lodi, infatti, esisteva, fino al XVIII secolo, nella chiesa di S.Cristoforo, un’enorme costola attribuita al drago Tàranto. E’, invece, ancora presente nella sacrestia della chiesa arcipretale di Pizzighettone, una costola della lunghezza di un metro e 70 centimetri che, secondo la tradizione apparteneva al mitico mostro.
Esistono altri santi che si contendono il ruolo di uccisori o addomesticatori di draghi. Oltre ai famosi Giorgio e Michele, esiste anche Marta, più nota nel sud della Francia dove si trovò alla prese con un drago che richiama alla mente il nostro: il drago Tarasca.

A Tarascona, località della Camargue, secondo una tradizione cristiana, nel I secolo, viveva un mostro insaziabile che terrorizzava gli abitanti. Un grosso rettile che viveva nelle foreste e nelle paludi che costeggiavano il fiume Rodano; attaccava gli animali e anche gli uomini che incontrava sul suo cammino e divorava le sue vittime. Era un mostro avido di sangue e cadaveri, con coda di drago, occhi più rossi del cinabro, muso da leone, sei piedi da uomo per correre meglio e sul dorso scaglie e pungiglioni da far paura. Santa Marta accolse le suppliche dei tarasconesi e, accompagnata dalla sua domestica Marcella, corse in loro aiuto per liberarli dal supplizio. Si avvicinò all’antro della Tarasca, calmò miracolosamente la belva, la legò con la propria cintura e la condusse mansueta, dal popolo, affinché tutti potessero vedere il drago ormai vinto.

L’immagine della Tarasca figurava sui sigilli e sugli stemmi della città nel XII e nel XV secolo e la ritroviamo anche ai nostri giorni. Il drago è stato aggiunto sotto re Renato, che istituì i giochi e le corse della Tarasca, poiché doveva servire a nascondere i portatori che facevano volteggiare e correre il mostro in mezzo alla folla. La festa so svolgeva tradizionalmente il lunedì di Pentecoste, ma si faceva “correre la Tarasca” anche in onore di personaggi in visita alla città di Tarascona. Ogni anno il 29 luglio, festa di Santa Marta, una ragazzina di Tarascona, che raffigura la patrona della città, sfila per le strade affollate tenendo al guinzaglio una Tarasca domata, docile e buona.



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